BLOG DEI LUCANI EMIGRATI
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venerdì 3 gennaio 2020

MANLIO ROSSI-DORIA AL CONFINO IN BASILICATA

°SAN FELE targa davanti alla casa di confino di Manlio Rossi-Doria
°Per ricordarne il soggiorno, dal giugno al dicembre 1940
° "TERRALUCANA" lo ricorda con questo POST

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Durante il fascismo, il futuro economista e meridionalista fu inviato al confino in terra di Lucania. Una regione scelta dal regime anche per numerosi altri oppositori politici.
Le ragioni di tale scelta furono indubbiamente le più varie. A pesare maggiormente fu probabilmente quella logistica. La regione offriva un territorio abbastanza tranquillo, con piccolissime realtà comunali, abitate da una popolazione esigua, semplice e rassegnata. La situazione politica era sufficientemente calma e non esisteva una opposizione che potesse dare qualche fastidio.
Comunque, al di là delle motivazioni precise, la Basilicata – soprattutto la nuova provincia di Matera – fu tra le regioni con più alto numero di Comuni destinati a sedi di confino di polizia. A Pisticci, addirittura, fu ubicato un campo di concentramento per internati civili che vide passare, tra internati e confinati, oltre 1.300 persone. Si calcola che tra confinati e internati, in Basilicata transitarono oltre 5.000 persone, tra le quali  personalità di rilievo della cultura e della politica dell’epoca come Carlo Levi, Eugenio Colorni, Guido Miglioli e Camilla Ravera.
Manlio Rossi-Doria
Manlio Rossi-Doria
Anche l’economista e meridionalista Manlio Rossi-Doria venne confinato in Lucania. Nel novembre del 1930 era già stato condannato a 15 anni di carcere dal Tribunale Speciale per tentativo di riorganizzazione del Partito Comunista. Nel 1935 aveva lasciato il carcere, stabilendosi a Roma come sorvegliato speciale della polizia. A giugno del 1940 era nuovamente stato  arrestato e inviato al confino in Lucania, nel piccolo paese di San Fele. Lì lo aveva raggiunto la moglie Irene Nunberg con la figlia Anna.
Irene era una ebrea polacca, nata nel 1911 a Bezin, venuta in Italia ancora bambina con i genitori e il fratello. Aveva conosciuto Rossi Doria a Portici dove i due frequentavano gli studi di agraria. E, sempre nella Scuola di Portici, aveva anche frequentato Emilio Sereni e la fidanzata Xenia. Irene aveva subito condiviso con gli altre tre l’impegno antifascista e si era legata sentimentalmente a Manlio Rossi-Doria. E quando nel 1930 era stato condannato, aveva continuato ad essergli vicino, pur vedendosi negare i colloqui in carcere perché ritenuta sovversiva. Solo dopo la sua scarcerazione l’aveva potuto sposare e condividerne il destino di perseguitato dal fascismo.
A novembre la famiglia fu trasferita a Melfi dove nacque la seconda figlia Marina. Nella città normanna Manlio Rossi-Doria incontrò Eugenio Colorni, filosofo e personaggio di spicco del socialismo italiano, anche lui confinato a Melfi dopo aver trascorso un periodo a Ventotene dove, con Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, aveva partecipato alla stesura del noto Manifesto Federalista Europeo.
tessera-Partito-d-AzioneRossi-Doria rimase Melfi fino al 28 giugno del 1942 quando venne trasferito ad Avigliano, in Basilicata. Lì conobbe un altro confinato illustre, lo storico Franco Venturini. Quest’ultimo, con i suoi racconti sulle attività di Carlo Rosselli e di “Giustizia e Libertà” in Francia, preparò l’adesione del giovane studioso al Partito d’Azione clandestino. Anche ad Avigliano Rossi-Doria poté coltivare la sua passione per  gli studi agrari. Scrisse, infatti, alla  moglie rimasta a Melfi con le bambine: «Questo è un posto che mi si confà molto […]. Il paesaggio variatissimo […] stimola la mia passione da tecnico agrario […] e mi fa anticipare nella mente il tempo in cui mi potrò dedicare attivamente all’agricoltura vera  alla quale mi sento così preparato».
Restò al confino in Lucania fino al luglio del 1943 quando, con la caduta del fascismo, poté raggiungere Roma e partecipare alla direzione del Partito d’Azione. Del resto, l’adesione al nuovo partito era stato preparato anche dai contatti stabiliti dalla moglie di Eugenio Colorni, Ursula, nei suoi frequenti viaggi a Milano, con Ugo La Malfa e Lelio Basso.
A Roma, occupata dai tedeschi, insieme a lui operò anche la moglie Irene in qualità di redattrice di Italia Libera, quotidiano clandestino del Partito d’Azione. A novembre, Rossi-Doria venne arrestato proprio nella tipografia del giornale. Incarcerato, riuscì a fuggire e a riprendere la lotta sino alla liberazione di Roma.
Manlio Rossi-Doria  conservò sempre un buon ricordo del periodo in Lucania, considerato come una dura prova, tale tuttavia da rafforzare  i vincoli di solidarietà ed estendere le aspirazioni alla democrazia. Scrisse, infatti, successivamente: «Infinita fu la mia gioia nel ritrovarmi, per così dire, restituito all’Italia meridionale e alla campagna (alle quali avevo deciso di dedicarmi per ragioni politiche nel 1924, all’indomani del delitto Matteotti, quando si combattevano le ultime battaglie democratiche, per le quali l’impegno meridionalistica era essenziale) dalle quali ero rimasto lontano nei dieci anni dal 1930 al 1940. […] Gli anni del confino  sono stati uno dei periodi più belli della mia vita: la vita di paese con i contadini e i pochi confinati […], con la speranza crescente della fine del fascismo, con un intenso lavoro intellettuale […], è stata, infatti, una vita piena».
Per saperne di più
M. Rossi-Doria, La gioia tranquilla del ricordo. Memorie 1905-1934 – il Mulino, Bologna, 1991
S. Misiani, Manlio Rossi-Doria, un riformatore del Novecento – Rubbettino, Soveria Mannelli, 2010
C. Poesio, Il confino fascista, l’arma silenziosa del regime – Laterza, Roma-Bari, 2011

giovedì 2 gennaio 2020

Ventimila chilometri di radici: gli emigrati lucani in Australia


È uno spunto di cronaca che dà avvio al viaggio sulle tracce dell'emigrazione lucana in Australia: a Five Dock, sobborgo di Sydney, abitano oltre tremila sanfelesi, originari di un paesino in provincia di Potenza, San Fele appunto, che di abitanti ne conta ormai duecento in meno. Per trarre le fila dell'enorme movimento migratorio che dalla Basilicata ha portato a trasferirsi senza biglietto di ritorno decine di migliaia di persone a ventimila chilometri di distanza, si è reso necessario ricucire in una rotta traversale le lontanissime coste ovest ed est dell'Australia, con un passaggio centrale nel suo cuore aborigeno. Così, dopo l'arrivo sulla costa ovest a Fremantle, sobborgo di Perth, un volo a Cairns ci ha condotti nell'antichissima foresta pluviale della Daintree Forest, a contatto con la natura selvaggia e gli aborigeni del Queensland. Quindi un camper affittato in "relocation" ci ha portati a vivere la vivace realtà dei busker di Brisbane, poi in treno abbiamo raggiunto un luogo sacro da millenni come le Glass House Mountains, sulla Sunshine Coast, dove un aborigeno noto per le sue battaglie sociali, Alan Parsons, ci ha spiegato il rapporto degli "indigeni" con la loro terra. Così, prima di arrivare a Sydney, è stato necessario raggiungere la montagna più famosa di tutto il Paese, Uluru, dove, in quattro giorni di vita nel deserto, abbiamo compreso il senso di una terra così piena di contrasti. Un passaggio a Melbourne per andare a trovare Magica Fossati, la speaker radiofonica che parla agli immigrati italiani dagli studi della SBS, è stata quindi la premessa per il ritorno alla civiltà. L'approdo a Five-Dock, a casa di Dona Di Giacomo è il primo finale di una storia che si conclude davvero proprio nel ritorno a San Fele. Il paesino da cui proviene Joe, il marito di Dona, che è pronto ad accoglierci nel giorno della festa più sentita della popolazione: San Giustino, 


mercoledì 1 gennaio 2020

Marcinelle, Rai trasmetterà film "Mineurs" su storia nostri minatori in Belgio


Sono presenti anche Donato Di Matteo, assessore regionale abruzzese al'Emigrazione, Giuseppe Di Pangrazio, presidente del Consiglio regionale e Antonio Matarazzo, sindaco di Manoppello (Pescara) alle celebrazioni in corso oggi a Marcinelle (Belgio) per commemorare il disastro nella miniera di carbone di Bois du Cazier, dove l’8 agosto 1956 morirono 262 delle 275 persone presenti, la maggior parte italiani e, fra questi, abruzzesi di Manoppello, come ricordato anche pochi giorni fa in occasione della prima uscita da neo segretario Ugl di Geremia Mancini, nato a Manoppello, dove si svolgo le parallele celebrazioni in terra italiana. Il sito di Bois du cazier, osmai dismesso, fa parte del patrimonio dell'Unesco e l'8 agosto è dichiarata anche Giornata nazionale del sacrificio italiano nel mondo. L'evento in Belgio è organizzato dal Comites Belgio e dall'Associazione degli abruzzesi di Charleroi "La Maiella" e da Levino Di Placido, membro del Consiglio regionale degli abruzzesi nel mondo (Cram) e "Ambasciatore dell'Abruzzo nel mondo" in Belgio. Sarà naturalmente presente il sindaco di Charleroi Paul Magnette. "Due luoghi simbolo di questa tragedia, Bois du Cazier e Manoppello, sono tornati ad abbracciarsi per ricordare un sacrificio che rimarrà per sempre l'emblema dell'immigrazione italiana e dell'integrazione sociale - ha dichiarato dal belgio Di Pangrazio - Il sacrificio di questi uomini è stato ed è ancora oggi per tutti noi emblema di una generazione che è spinta a emigrare alla ricerca di un futuro migliore. Il mio pensiero va ai giovani che sono costretti a lasciare l'Italia per avere un lavoro. Questo luogo - riferendosi a Bois du Cazier - rappresenta il primo esempio d'integrazione sociale e culturale di uomini aventi nazionalità diversa, nel dopoguerra, che confluirono in Belgio per un solo ed unico motivo: il lavoro. E' il ricordo di un martirio, che rinnova la sua attualità ogni volta che i fatti di cronaca ci danno testimonianza di nuovi incidenti sui luoghi di lavoro. La sicurezza nei luoghi di lavoro - sottolinea Di Pangrazio - è un diritto irrinunciabile che ricade su ciascuno di noi. Nell'auspicio che i giovani sappiano fare tesoro dell'abnegazione dei minatori di Marcinelle, e che questa tragedia possa continuare a essere un punto di riferimento per le future generazioni". Messaggio significativo ma anche critico della Cgil: "E' un'occasione significativa per rendere omaggio all'emigrazione italiana, alle sue tante vittime e a quanti, nella ricerca di una vita migliore, hanno sofferto sfruttamento, discriminazioni e razzismo", ha affermato in una nota Mario Codagnone, del direttivo della Fiom-Cgil Chieti. "Allo stesso tempo richiama all'impegno per confermare e salvaguardare i valori profondi della costituzione, a partire dal suo modello sociale; questi hanno trovato nel sacrificio di tanti lavoratori e di tanti emigranti la base materiale prima per il superamento dei conflitti e dei nazionalismi e poi per l'abbattimento delle frontiere. Negli anni 50 del secolo scorso i lavoratori morivano lavorando in miniere prive della necessaria sicurezza, mentre il loro Paese li aveva abbandonati e dimenticati dopo averli scambiati per forniture di carbone. Oggi migliaia di immigrati vengono ancora respinti o costretti alla clandestinità, privati dei diritti fondamentali, quando non perdono la vita nel tentativo di raggiungere paesi che li respingono e li abbandonano al loro destino. Riempie di sgomento e di dolore vedere come la grande tragedia di Marcinelle si possa ripetere tragicamente, oggi giorno, nell'esperienza di quanti fuggono la miseria, la guerra e sperando in una vita migliore, finiscono nelle mani di moderni mercanti di schiavi, destinati ancora oggi all'emarginazione, al razzismo e allo sfruttamento. Nello stesso spirito di allora la Cgil, che sarà presente con il suo patronato Inca alle celebrazioni di Marcinelle - fa sapere Codagnone - continua oggi il proprio impegno per il riconoscimento dei diritti dei migranti, una politica di accoglienza e di inserimento in una società multiculturale, la battaglia per la cittadinanza europea, la prospettiva di un'Europa dei popoli, aperta e accogliente, fondata sulla democrazia e l'uguaglianza e non succube alle sole regole dei mercati. Allo stesso modo il sindacato conferma la contrarietà a quelle decisioni del Governo che, attraverso una politica di tagli della spesa destinata agli italiani nel mondo e ai milioni di oriundi italiani pratica la sostanziale liquidazione di ogni sostegno alla lingua e alla cultura italiane e al mantenimento del legame con le comunità emigrate nel mondo che tanto hanno contribuito allo sviluppo economico dell'Italia e che possano ancora contribuire al superamento della crisi che l'Italia attraversa sostenendo e valorizzando la produzione e le esportazioni". 


Ricordiamo che Rai Italia domenica 10 agosto racconterà in tutto il mondo la tragedia di Marcinelle. Questi gli orari locali di trasmissione del programma su Rai Italia: Nord America, sabato 9 e domenica 10 agosto ore 07,30. Argentina, sabato e domenica ore 08,30. Su Rai Italia 2 (Oceania–Asia) sabato 8 agosto ore 08,15 e domenica 9 agosto ore 08,30 (ora di Sydney); ora di Pechino-Perth sabato 8 ore 06,15 e domenica 9 ore 06m30. Su Rai Italia 3 (Africa - ora di Johannesburg domenica 8 ore 08,30 e sabato 9 ore 08,15.

EMIGRAZIONE LUCANA IN BELGIO


Albero genealogico della famiglia


“TERRALUCANA” il nuovo laboratorio politico che va oltre la politica.

«SAN FELE. AL VIA UN MOVIMENTO, UN CONTENITORE DI IDEE, UN PUNTO DI AGGREGAZIONE IDEOLOGICA.»




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