Bolognetti: “E ora analisi ad ampio spettro sugli invasi lucani”.
Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani e Consigliere Associazione Coscioni
Nel piano regionale per la tutela dell’acqua, licenziato nel 2004 e disponibile sul portale dell’Arbea, le acque dolci degli invasi lucani vengono classificate nella categoria A3, trattasi, cioè, di acque scadenti. All’art. 80 del D.lgs 152/2006 possiamo leggere quanto segue: “Le acque superficiali, per essere utilizzate o destinate alla produzione di acqua potabile, sono classificate nelle categorie A1, A2 e A3 secondo le caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche di cui alla Tabella 1/A dell’Allegato 2 alla parte terza del presente decreto”. Nel sopra citato articolo si afferma che le acque di categoria A3, che presentano caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche qualitativamente inferiori ai valori limite imperativi della categoria A3, possono essere utilizzate, in via eccezionale, solo qualora siano sottoposte ad opportuno trattamento. Ciò detto, ci chiediamo in base a quali criteri il Direttore dell’Arpab Vincenzo Sigillito classifichi le acque degli invasi lucani nella categoria A2.
Premesso che ho parlato di inquinamento degli invasi e non della fase di potabilizzazione, che ci auguriamo possa essere efficace così come dichiarato da Marotta, riteniamo che, proprio in base alle analisi dell’Arpab, le acque della Camastra, del Pertusillo e di Montecotugno risultino essere di pessima qualità.
Ribadisco che sarebbe opportuno e urgente procedere all’effettuazione di analisi ad ampio spettro per poter verificare la presenza di altri agenti inquinanti, oltre ai già riscontrati Bario e Boro. Le analisi in oggetto dovrebbero essere effettuate da un laboratorio indipendente.
La presenza di bario negli invasi, in quantità fino ad 8 volte superiore ai limiti, potrebbe essere collegata alle estrazioni petrolifere, e visti i precedenti, e quanto combinato dall’Arpab sui monitoraggi nel vulture-melfese, non ci sentiamo di escludere che negli invasi possano esserci anche altri agenti chimici tossici, che allo stato dell’arte non risultano monitorati.
E’ noto che numerose falde acquifere lucane risultano contaminate da pericolosi agenti inquinanti.
Considerando le analisi Arpab e raffrontando le stesse alla tabella 21 del D.Lgs 152/2006, la qualità delle acque degli invasi lucani va rubricata alla voce “Impatto antropico elevato con caratteristiche idrochimiche scadenti”.
Mentre in Umbria si procede si procede ad arresti per l’inquinamento delle falde acquifere prodotto da allevamenti suini, in Basilicata le nostre denunce su Fenice, Tito e Val Basento si perdono nei corridoi delle Procure lucane. A che punto sono le indagini di Arminio su Fenice? Cosa sta facendo la Procura della Repubblica di Potenza su Tito e Fenice? E cosa fa la Procura di Matera sulla Val Basento?
Gioverà ribadire ai signori Sigillito e Santochirico che l’unico vero allarme, vista la situazione di devastazione ambientale in cui versa la nostra regione, è rappresentato dal loro permanere in sella a due importati poltrone. E’ davvero incredibile che, dopo i fatti di Tito e della Fenice(Inceneritore), lor signori non abbiano avvertito l’esigenza di rassegnare le dimissioni.
Al Ministro dell’Ambiente
Al Ministro della Salute
Premesso che
da articoli pubblicati sulla stampa lucana emerge una discordanza tra i dati relativi allo stato delle acque degli invasi della Camastra, del Pertusillo, di Montecotugno e Aip di Savoia di Lucania, dighe che, nella maggior parte dei casi, «offrono» acqua per scopi potabili; Maurizio Bolognetti dei Radicali lucani è venuto in possesso di alcuni dati sul monitoraggio delle acque a novembre 2009 da cui emergerebbe che analisi chimiche effettuate dall’Ufficio risorse idriche dell’Arpab documenterebbero una contaminazione da sostanze chimiche tossiche e un’abnorme presenza di coliformi fecali; per le acque della Camastra - invaso che serve la città di Potenza - emergerebbe un inquinamento da bario, boro e un superamento dei limiti consentiti dalla legge in riferimento ai cloruri; i composti di bario sono usati dalle industrie di gas e petrolio per fare fango perforante e il bario può avere effetti tossici sulla salute umana. Piccole quantità di bario solubile in acqua possono indurre in una persona difficoltà di respirazione, aumento della pressione sanguigna, variazione del ritmo cardiaco, irritazione dello stomaco, debolezza muscolare, cambiamenti nei riflessi nervosi, gonfiamento di cervello e fegato, danni a cuore e reni». Anche il boro può essere nocivo per la salute umana: può infettare stomaco, fegato, reni e cervello; per le acque dell’invaso di Montecotugno, la diga più grande d’Europa in terra battuta, utilizzate anche dalla Regione Puglia e destinate per il 40,4% ad usi potabili le analisi mostrano un inquinamento da bario e una presenza di coliformi totali 5 volte superiore ai limiti di legge; anche le acque del Pertusillo risultano contaminate dalla presenza di bario, così come la presa Aip di Savoia di Lucania. Anche in questo caso le analisi effettuate dall’Arpab mostrano una contaminazione da bario e un impressionante sforamento per ciò che concerne la presenza di coliformi fecali, coliformi totali e streptococchi fecali; secondo il Presidente dell’Arpab Vincenzo Sigillito, le indagini finora espletate, nonché quelle di novembre 2009, sono da considerarsi assolutamente perfette, rientranti cioé nel range di riferimento previsto dal decreto legislativo 152/2006; il Presidente dell’Arpab V. Sigillito conferma i dati di rilevamento resi noti da Bolognetti, ma precisa che i limiti fissati dalla legge non sono quelli evidenziati nella denuncia; l’Arpab però farebbe riferimento in materia di caratteristiche di qualità delle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile (disciplinate dalla Tabella 1 del decreto legislativo 152 del 2006) alle tabelle 3 e 4 che nulla hanno a che vedere alle acque potabili; già nella vicenda dell’inceneritore Fenice, posta all’attenzione del Ministro con svariate interrogazioni, si era verificato l’utilizzo da parte delle autorità preposte ai controlli di un'unità di misura fuorviante: invece di usare i ppb (parti per bilione) si era fatto ricorso a ppm(parti per milione);
si chiede di sapere:
se i dati forniti dall’Arpab sono relativi ai parametri delle acque che scaricano sul suolo ed in fognatura o alle acque la cui destinazione è destinata per larga parte al consumo umano; quali provvedimenti intendano adottare per garantire analisi certe, ad ampio spettro e conoscibili dai cittadini in tempo reale; quale impiantistica di depurazione esiste negli invasi oggetto dell’interrogazione; quali provvedimenti intendano adottare per assicurare un’adeguata depurazione delle acque.
Elisabetta Zamparutti
Approfondimenti
Gazzetta del Mezzogiorno, 12 Gennaio
Invasi inquinati, indaghi la magistratura (Nuova del Sud, 13 gennaio)
Acque inquinate: preoccupazione e provocazione di Frammartino (Il Quotidiano, 13 gennaio)
Ambiente, Frammartino(PRC): Preoccupato per denuncia dei Radicali (Basilicatanet, 12 gennaio)
Per saperne di più clicca qui