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giovedì 29 gennaio 2009

Alleanze difficili, Vaticano in affanno

Strategie in crisi di Alessandro Litta Modignani

Le gerarchie vaticane stanno attraversando un momento politico di forte affanno. La tela pazientemente tessuta sembra essersi improvvisamente e violentemente strappata. La strategia delle alleanze, prudentemente costruita, mostra di colpo tutte le sue ambiguità e i suoi limiti. Il processo di secolarizzazione delle società occidentali si appresta forse a conoscere una nuova fase di forte accelerazione
.

Lo scorso anno, due erano state le tappe fondamentali del disegno vaticano sulla scena internazionale: i viaggi del Papa in Usa ad aprile e in Francia a settembre. Nel primo, Benedetto XVI aveva parlato di “religione non solo tollerata, ma valorizzata come fondamento della società”; nel secondo, aveva accennato alla “laicità positiva” della politica francese, presumibilmente contrapposta alla laicità negativa di altri governi europei.

Oggi entrambi questi tentativi si rivelano infruttuosi e, prima ancora di essere costruito, l’edificio politico già crolla come un castello di carte. All’Onu la Francia presenta, a nome dell’intera Ue, una mozione per la depenalizzazione universale dell’omosessualità, costringendo il Vaticano a schierarsi con i paesi che puniscono questa attitudine con la pena di morte. Un danno politico e d’immagine di proporzioni enormi. Ancor più pesanti le conseguenze dell’elezione di Obama. Il neo-presidente ha annunciato da subito lo sblocco dei fondi alla ricerca sulle cellule staminali embrionali, successivamente il sostegno alle organizzazioni che aiutano la pianificazione delle nascite, aborto compreso. Nell’opinione pubblica americana sembra definitivamente prevalere la tendenza “pro choice”, rispetto alla linea “pro life” dei movimenti tradizionalisti.

Sul piano teologico, le cose vanno anche peggio. L’annuncio della revoca della scomunica ai vescovi lefevriani, che avrebbe dovuto rappresentare un successo del disegno restauratore e pre-conciliare di Ratzinger, è stata subito offuscata dalla notizia che fra costoro vi è anche Richard Williamson, negazionista antisemita. “Le sue posizioni personali non impegnano la Chiesa” ha balbettato padre Lombardi nel tentativo di parare il colpo, quando il danno era ormai irreparabile. Dopo la questione della messa in latino, con tanto di preghiera per la conversione degli ebrei, il dialogo con questi ultimi diventa ora difficilissimo, e non solo in Italia

Anche nel nostro paese, dove il Vaticano si era trincerato per rinserrare i ranghi, l’egemonia della Chiesa presenta segni di crisi. Nonostante gli ostruzionismi di Eugenia Roccella a destra e di Paola Binetti a sinistra, è possibile che fra pochi giorni - in Friuli, in Lombardia o in Piemonte poco importa – “sia fatta la volontà di Eluana”, sconfiggendo quella cultura della sofferenza che da sempre è il terreno di coltura del potere sacerdotale. L’introduzione della pillola abortiva Ru 486 nel sistema sanitario nazionale, sulla base della normativa europea, si annuncia come la prossima tappa di questo calvario . E non ci si illuda: il capo del governo, “eticamente anarchico” e attento come nessun altro ai sondaggi d’opinione, continuerà tranquillamente a fare il pesce in barile.

Per quanto le gerarchie vaticane si ostinino a battere con insistenza sul tasto “rewind”, il nastro della Storia non si riavvolge e il processo di secolarizzazione della società occidentale continua inesorabilmente il suo corso

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