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sabato 3 novembre 2018

CITTA’ SENZA CITTADINI E QUARTIERI DORMITORI. SI IMPONE UNA URBANISTICA PARTECIPATA


Una pianificazione urbanistica molto debole, se non inesistente, comunque lontana da una analisi dei bisogni dei cittadini, ha modellato, nel dopoguerra, la crescita urbana di Potenza e della periferia di Matera, costruendo quartieri-dormitorio, spesso costruiti per accogliere l’immigrazione di intere comunità che si spostavano dai Paesi dell’interno della provincia di Potenza quando, con l’attuazione del regionalismo, essa diventò capoluogo di regione.
La qualità della vita ne ha risentito, definendo le due città della Basilicata come agglomerati di rioni isolati fra loro, senza servizi, costruiti più o meno casualmente in base al criterio della cementificazione massima, e non di equilibrati parametri fra costruzione, rete stradale, aree a verde e di servizio. Tale assetto urbano ha anche impedito che vi fossero spazi ed occasioni per fare capitale sociale, cioè per costruire relazioni fra cittadini, e fra questi e le istituzioni.
Una soluzione urbanistica utile ad esempio per recuperare spazi urbani dismessi (ad esempio, fabbriche abbandonate, o spazi espositivi da riadattare a fine evento) potrebbe essere quello dell’urbanistica partecipata. Una esperta di urbanistica partecipata, Lucia Cancerin, sostiene che “ora abbiamo città senza cittadini, ambiente senza abitanti. Le persone sono scollegate dal luogo in cui vivono. La partecipazione è, al contrario, un processo per arrivare a risentirsi parte di una comunità, di una città e di una società di individui”.
L’urbanistica partecipata è una modalità di redazione di piani e progetti costruiti su una sintesi, effettuata dagli esperti, di proposte che emergono dal basso, espresse da cittadini in forma libera o associata e da portatori di interessi locali. Implica che le istituzioni locali si orientino verso un nuovo concetto di governo del territorio che tenda a coinvolgerne tutti gli attori seguendo un modello di sistema aperto, adattivo e reversibile, nella misura in cui gli attori coinvolti non soltanto propongono, ma posso intervenire nella fase di modifica dei piani scaturiti dalle loro proposte. Il confronto dal basso si organizza in momenti informali di confronto e orientamento come tavoli sociali, laboratori di quartiere, cabine di regia, piani strategici, che hanno lo scopo di mettere a confronto in forma diretta gli interessi territoriali in gioco, delegando successivamente alle istituzioni la formalizzazione della pianificazione urbanistica che ne scaturisce.  
L’urbanistica partecipata non ha una vera e propria base giuridica in Italia, ma esistono in proposito due direttive europee:
  • la 42/2001, legata alla sostenibilità e che impone a piani e programmi di un certo rilievo territoriale la procedura della VAS (Valutazione Ambientale Strategica), prevedendo il coinvolgimento delle comunità locali nell’analisi dello scenario;
  • la 35/2003 che sancisce la necessità di attivare processi di partecipazione territoriale.
In assenza di una norma nazionale, alcune regioni, come la Toscana, hanno varato leggi proprie sull’urbanistica partecipata. Vi sono poi esperienze davvero innovative, come quella di Bologna, con il Laboratorio per la ri-progettazione partecipata dell’area Ex-Mercato Ortofrutticolo – Quartiere Navile. Qui l’amministrazione ha deciso di affrontare la ri-progettazione dell’area in modo aperto e trasparente attraverso il coinvolgimento degli abitanti e dei soggetti attivi sul territorio, conscia dell’importanza di un confronto più ampio possibile nel momento di definire le scelte strategiche per il futuro della città e del quartiere.
Il processo ha portato alla rivisitazione complessiva del precedente piano e dunque all’ adozione e approvazione di un nuovo progetto costruito con il contributo attivo del Laboratorio di interazione tra amministrazione comunale, quartiere Navile, associazioni del territorio e cittadini interessati.
L’amministrazione comunale, il quartiere Navile, le associazioni del territorio, i cittadini interessati, si sono dati una opportunità per riflettere e confrontarsi rispetto al progetto che ridefinisce le aree un tempo occupate dal mercato ortofrutticolo. L’amministrazione ha deciso di affrontare la ri-progettazione di questa area in modo aperto e trasparente, attraverso il coinvolgimento degli abitanti e dei soggetti attivi sul territorio, conscia dell’importanza di un confronto più ampio possibile nel momento di definizione di scelte strategiche per il futuro della città e del quartiere. Dopo una prima fase che ha portato alla rivisitazione complessiva del precedente piano e dunque alla adozione e approvazione di un nuovo progetto costruito con il contributo attivo del Laboratorio, la seconda fase, che ha ricevuto il supporto dell’Unione Europea, ha approfondito la definizione degli spazi pubblici e si è conclusa con un evento-festa di quartiere.
Un altro esempio riguarda un progetto per la provincia di Terni: il “Contratto di paesaggio”, già avviato in altre zone della provincia, si pone come una forma innovativa di governo del territorio che mira alla conoscenza, tutela e promozione dei valori paesaggistici attraverso il coinvolgimento dei soggetti locali. In questo caso si tratta di partire da un punto zero: l’amministrazione e gli enti locali non hanno voluto preconizzare nulla, affidando tutto al processo di partecipazione che sarà vincolante nelle azioni a tutti i livelli di pianif
icazione. Un processo down-top, insomma, che mira a dare il massimo protagonismo ai cittadini che partecipano al laboratorio e che si impegnano, anche, a realizzare azioni di tipo economico e di impresa.
Nel contratto di paesaggio per l’area di Foligno, Trevi e Sellano, territorio montano simile a quello lucano, si colloca la proposta formulata dalle amministrazioni comunali di Foligno, di Trevi e di Sellano, le quali, congiuntamente alle Comunanze Agrarie di Cancelli, Coste, Orsano, Ponze e la  Parrocchia di S. Eraclio – Cancellara, hanno portato all’attenzione dell’amministrazione regionale la realtà della Comunanza Agraria di Cancelli, nella montagna folignate, in cui si sta assistendo oltre allo spopolamento sia dei nuclei abitati che delle case sparse, anche al deterioramento delle stesse strutture edilizie e all’abbandono dei suoli agricoli e quindi alla disgregazione progressiva del paesaggio storico tradizionale.
Nell’accogliere la proposta dei Comuni e delle Comunanze agrarie interessate, come attività sperimentale e replicabile anche in altri contesti territoriali, la Giunta regionale, con propria Deliberazione, ha istituito il Tavolo di lavoro interistituzionale, con il fine di elaborare una strategia di sviluppo territoriale e di riqualificazione paesaggistica dei predetti territori. Il Contratto di paesaggio dei territori montani di Foligno, Trevi e Sellano si articola nelle seguenti fasi:
  1. Elaborazione del Quadro conoscitivo delle criticità e dei valori ambientali, paesistici e territoriali, delle politiche e dei progetti locali su cui fondare la strategia di sviluppo montano locale.
  2. Elaborazione della Mappa di comunità: la comunità locale appartenente alle Comunanze è stata chiamata a definire la propria mappa di comunità; è stato così messo in evidenza il modo con cui viene visto, percepito e attribuito valore al territorio, alle sue memorie, alle sue trasformazioni, alla sua realtà attuale e a come si vorrebbe che fosse in futuro. Attraverso diversi incontri partecipativi sono state raccolte le varie esigenze e le proposte dei portatori di interesse.
  3. Elaborazione condivisa di uno Scenario strategico di riqualificazione territoriale e paesaggistica di media-lunga durata, strutturato in azioni, progetti e propedeuticità per l’area di studio.
  4. Stesura del Protocollo d’Intesa per la realizzazione del Contratto di paesaggio che contenga un programma d’azione congruo con lo scenario individuato che identifichi tutte le azioni necessarie per il raggiungimento degli obiettivi previsti nelle fasi precedenti con particolare riferimento alla modalità di realizzazione ed attuativa di tali misure e allo schema temporale previsto per il completamento delle attività.
Tali esperienze, che costruiscono una solida armatura di capitale sociale a livello locale, possono costituire una traccia per esperimenti da replicare anche in Basilicata, con una legge regionale-quadro che mutui quelle promulgate in altre realtà regionali italiane.
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