BLOG DEI LUCANI EMIGRATI
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venerdì 19 ottobre 2018

ACQUA POTABILE. MATERA O NON MATERA, LA SITUAZIONE E’ SERIA



Ben vengano questi allarmi sulla situazione idrica che riguarda la Basilicata, anche se sono esagerati o non fondati ( non entrano in questa categoria ovviamente gli allarmi procurati sui quali è giusto indagare), come sembra sia il caso di Matera. Servono a tenere alta l’attenzione e a non mettere in soffitta una emergenza, come già erano stati messi in soffitta gli accadimenti della primavera nel Metapontino.  Allora si era riusciti ad orientare i riflettori verso lo stato in cui versavano i serbatoi e le vasche di accumulo e tra quesiti e risposte, tra accuse ed ammissioni era uscita una verità semplice ma inoppugnabile: sono decenni che le amministrazioni hanno abbandonato le buone pratiche della manutenzione: si tratti di condotte o di serbatoi o di impianti di sollevamento , oppure di tubature cittadine. Mentre le cifre per gli investimenti si gonfiavano a dismisura, nuovi progetti, nuovi impianti , quelle per il corretto funzionamento degli stessi diminuivano a vista d’occhio, fino al punto da togliere perfino la manodopera essenziale, letturisti, sorveglianti , manutentori. E nei serbatoi hanno cominciato a depositarsi sostanze trasportate dall’acqua che poi sono diventate limacciose, melmose e che hanno cominciato a creare problemi di igiene e di salute alimentare per combattere i quali non si è trovato di meglio che aumentare le dosi di cloro. Il quale cloro, non rimosso e combinandosi con il fango col tempo, ci spiegano, si slega chimicamente fino a creare catene pericolose per l’organismo umano. Non a caso da almeno cinque anni si sta richiedendo di cambiare metodo di sterilizzazione, usando l’ozono e i raggi uv,m come avviene in molte capitali d’europa.
All’allarme per questi pericoli che avvengono all’interno del sistema idrico, c’è poi quello di un possibile inquinamento chimico delle falde idriche, pericolo che dovrebbe togliere il sonno ai governanti e a chi nel settore petrolifero ci lavora e che invece ogni mattina viene rimosso da tutti come un incubo procurato da una cena un pò pesante. Ci sarebbe da preservare almeno i Santuari dell’acqua, ma anche a questo ulteriore arretramento della linea di difesa della integrità ambientale  nessuno sembra volersi attestare, neanche quelli che sulle ciminiere petrolifere hanno piantato le loro bandiere di rivolta. E’ successo per i coliformi, potrebbe succedere per cose chimiche pesanti e che non possono essere più rimosse.
Riflettiamoci. Cattiva politica, affarismo, gigantismo hanno portato a correre verso opere e progetti  senza pensare a tenere in ordine le cose che c’erano. Oggi dobbiamo fermare tutto e riprendere il cammino, passo dopo passo, per tenere pulita la casa con pochi soldi e molto impegno. Esattamente come è stato fatto a Potenza, dove non c’è un’’opera nuova ma ci sono finalmente molte strade pulite, il servizio di rifiuti che sta incominciando a funzionare, i giardinieri che cominciano a farsi vedere con le loro divise gialle. Alla fine la rivoluzione si chiama solo buon senso. Più che dire a Marchese di andarsene da AL, perchè poi venga un altro che deve stare un anno per capire dove si trova, bisognebbe dire allo stesso di mettere nero su bianco le esigenze, le richieste e le preoccupazioni di Acquedotto Lucano. E di renderele pubbliche in maniera che ognuno si assuma le proprie responsabilità. Chi doveva dirlo che alla fine ci si doveva ridurre a  reclamare la buona gestione dell’ordinario ? Rocco Rosa

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